Il set-up delle competenze nel mondo delle startup.

Il set-up delle competenze nel mondo delle startup.

Insieme a Deborah Morriello, Direttrice di In Cibum Lab (incubatore certificato nel settore food), abbiamo indagato il mondo delle startup, facendo focus sulle competenze – hard e soft – riscontrate.

Potete presentarvi e descrivere la vostra esperienza nel campo della consulenza alle startup?

In Cibum Lab è un incubatore certificato nato nel 2020, focalizzato sulle startup del food, che ha due vantaggi fondamentali: essere un progetto Corporate perché fa parte del gruppo FMTS, leader nel settore della formazione, e perché può beneficiare delle sinergie con In Cibum, la più importante scuola di formazione enogastronomica del Sud Italia. Il nostro incubatore è situato all’interno di una struttura futuristica di 4.000 mq, con la possibilità di avere un contatto privilegiato con aziende leader, PMI, associazioni, investitori e startup.

L’obiettivo ultimo è quello di promuovere lo sviluppo economico e la creazione di lavoro, integrando talenti, tecnologie, know-how e capitale all’interno di una rete che favorisce la crescita di nuova impresa.

In Cibum Lab sostiene promettenti startup nella conversione delle loro idee in iniziative imprenditoriali concrete, aiutandole a risolvere difficoltà organizzative, operative e strategiche; a tale scopo, favorisce l’incontro tra giovani imprese, mondo del lavoro e investitori, combinando servizi di incubazione con competenze specifiche finalizzate a lanciare l’idea di business sul mercato.

Inoltre, sostiene lo sviluppo iniziale delle startup mettendo loro a disposizione laboratori di sperimentazione, assistenza in sviluppo del business, marketing e contabilità, affiancamento con professionisti e consulenti, accesso a un network di relazioni nel mondo delle imprese e del credito

In tal senso In Cibum Lab è uno “sviluppatore di talento”: sviluppa quelle idee che hanno più probabilità di successo nell’ambito del settore foodtech.

Qual è stata la vostra esperienza lavorativa con le startup e quali settori avete principalmente servito?

A partire dalla prima call lanciata nel febbraio 2020, abbiamo affiancato ed accelerato 14 startup del foodtech. Certamente In Cibum Lab, come incubatore certificato, svolge un ruolo cruciale nel supportare le startup nel settore foodtech, fornendo loro un ambiente propizio alla crescita e facilitando il loro sviluppo.

Questo ambiente non è solo infrastrutturale e non si concretizza semplicemente con la messa a disposizione di spazi di lavoro, laboratori attrezzati e infrastrutture tecnologiche avanzate ma si esplicita attraverso una serie di attività costanti e strutturate:

  • Mentorship e consulenza: rappresenta l’opportunità di accedere a una rete di mentori e esperti del settore. Questo mentorship è prezioso per le startup foodtech, poiché possono ricevere consulenza da professionisti con esperienza nel settore food related, sia in termini di aspetti tecnici che di strategie aziendali.
  • Supporto finanziario: l’attività si concretizza nel fornire finanziamenti iniziali o contatti privilegiati  con investitori. Questo supporto finanziario può essere fondamentale per superare le prime fasi di sviluppo e consentire alle startup di concentrarsi sulla ricerca e sull’implementazione delle loro soluzioni foodtech.
  • Networking: attività di facilitazione di contatti con altri imprenditori, investitori, aziende consolidate e esperti del settore. Questa rete può aprire opportunità di collaborazione, partnership e scambi di conoscenze, contribuendo così alla crescita delle startup.
  • Accesso a clienti e mercati: possibilità di accedere alle reti di distribuzione e ai canali di vendita. Questo è particolarmente importante nel settore foodtech, dove l’accesso ai clienti e ai mercati può essere una sfida significativa.

Quali sono le competenze hard (tecniche) che osservate spesso mancare agli imprenditori alle prime armi?

Gli startupper possiedono una serie di caratteristiche distintive che contribuiscono al loro successo. In primo luogo sono molto “product oriented”, nel senso che sono tutti estremamente focalizzati sul prodotto/servizio offerto. Tale focalizzazione può far perdere di vista le esigenze effettive dei clienti. Un’impostazione di tipo “prodotto centrica” può portare a un disallineamento con le aspettative e le preferenze dei consumatori, riducendo così l’attrattiva del prodotto sul mercato.

Inoltre, l’essere troppo legati al prodotto potrebbe portare una resistenza al cambiamento e una chiusura ad eventuali suggerimenti di miglioramento. Questa mancanza di adattabilità può essere problematica in un ambiente imprenditoriale in cui la flessibilità è spesso cruciale.

Per superare questi limiti è importante che gli imprenditori bilancino l’attenzione al prodotto con una visione più ampia del loro business. Ciò potrebbe includere una maggiore considerazione delle esigenze dei clienti, una flessibilità nel rispondere alle sfide del mercato e una capacità di adattamento alle nuove opportunità emergenti. Un approccio più olistico e centrato sul cliente può contribuire a garantire la sostenibilità e il successo a lungo termine dell’impresa.

La focalizzazione sul prodotto limita l’attenzione alla sfera di competenza tecnica del neo imprenditore, tralasciando le altre competenze che la gestione di un’impresa richiede. Nello specifico, si osserva una carenza di competenze manageriali declinate in:

  • capacità di gestione del team;
  • pianificazione strategica;
  • gestione finanziaria.

E per quanto riguarda le competenze soft (interpersonali), quali sono quelle più frequentemente assenti o carenti?

Concentrarsi sulle competenze tecniche e, nello specifico, di prodotto, oltre alla mancanza di focalizzazione sulle competenze manageriali necessarie alla gestione di un’impresa, comporta anche l’assenza di alcune soft skills fondamentali, tra cui l’adattabilità, che impone agli imprenditori di essere flessibili e pronti a modificare la loro strategia in risposta ai cambiamenti del mercato o a imprevisti.

La capacità di risoluzione dei problemi è un’altra competenza indispensabile, in quanto la gestione di una startup comporta inevitabilmente sfide e problemi e la mancanza di abilità nella loro risoluzione può rendere difficile affrontare efficacemente le difficoltà e imparare dagli errori. Ma ci sono anche altre competenze come l’empatia, la comunicazione efficace e la capacità di ascolto. Infine, la gestione del conflitto è importante per mantenere un clima lavorativo positivo e risolvere divergenze interne ed esterne.

Come questi gap influenzano il successo iniziale e a lungo termine di una startup?

Sicuramente la combinazione di carenze nelle competenze tecniche e soft può rallentare la crescita complessiva della startup, rendendo difficile la competizione in un ambiente imprenditoriale turbolento.

Quali strategie consigliate per colmare questi gap di competenze?

Certamente è fondamentale che gli aspiranti imprenditori riconoscano la necessità di sviluppare e colmare le carenze nelle competenze tecniche e nelle soft skills, sia attraverso la formazione personale che attraverso l’assunzione di talenti complementari al proprio team. Inoltre, la costruzione di una cultura aziendale orientata all’apprendimento continuo può favorire lo sviluppo delle competenze necessarie per affrontare le sfide in evoluzione nel contesto della startup.

Avete esempi di come le startup hanno superato con successo queste carenze?

In molti casi la strategia di allargare il team si è dimostrata vincente: identificare e assumere individui con competenze mancanti che possano integrarsi bene nel team consente di recuperare in modo rapido il gap di competenze. In una fase iniziale l’alternativa all’assunzione è stata la collaborazione con consulenti o freelance che hanno consentito di coprire specifiche lacune di competenza in modo temporaneo.

Quali tendenze attuali vedete nel mondo delle startup che potrebbero influenzare le competenze richieste in futuro?

Sicuramente L’IA e l’ML stanno diventando sempre più centrali per molte startup, influenzando le competenze richieste nei settori della data science, dell’ingegneria del machine learning e dello sviluppo di algoritmi avanzati. A ciò si aggiungono tutte le applicazioni delle tecnologie blockchain che stanno emergendo in settori come finanza, supply chain, e sicurezza. Ciò richiede competenze specifiche non solo nel campo della blockchain ma anche della crittografia e della sicurezza informatica.

Infine, non bisogna trascurare il ruolo dell’automazione e della robotica che stanno trasformando industrie come la produzione, la logistica e la sanità e che richiedono competenze in ingegneria robotica, programmazione di robot, automazione dei processi e sicurezza robotica.

Quali consigli dareste a chi sta pensando di avviare una startup oggi?

Avviare una startup è una sfida entusiasmante e impegnativa ed è fondamentale che diventi un progetto prioritario e che ci sia impegno costante nel portare avanti tutte le attività. La parola chiave è commitment.

Avete qualche altro pensiero o consiglio che vorreste condividere con gli aspiranti imprenditori?

Sicuramente è fondamentale investire nel network e dedicare tempo alla costruzione di relazioni all’interno dell’ecosistema innovativo e della comunità imprenditoriale. Le connessioni possono portare a partnership, opportunità di investimento e feedback preziosi.

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