Verso una nuova alfabetizzazione: l’impatto della digitalizzazione sull’istruzione.

Verso una nuova alfabetizzazione: l’impatto della digitalizzazione sull’istruzione.

Secondo il rapporto Atlante dell’infanzia (a rischio) 2023 di Save the Children, l’accesso all’istruzione e la qualità delle opportunità educative in Italia sono ancora segnati da disuguaglianze profonde. Questo articolo esplora le principali sfide e proposte emerse dal rapporto.

La scuola dei nuovi linguaggi

Evoluzione dell’Alfabetizzazione e l’Impatto della Quarta Rivoluzione Industriale

  • Nuove dimensioni dell’alfabetizzazione: Originariamente, l’alfabetizzazione si limitava alla capacità di leggere e scrivere. Oggi, invece, implica abilità più complesse come la decodificazione dei media, la gestione delle informazioni frammentate e la navigazione sicura nel web. Queste competenze sono essenziali per affrontare il caos cognitivo provocato dall’enorme quantità di informazioni disponibili online.

La Ricerca di nuove competenze educative

  • Dinamiche scolastiche: Le scuole tradizionali sono sfidate a trasformarsi per soddisfare le esigenze educative emergenti, che richiedono non solo l’uso degli strumenti digitali ma anche una comprensione critica dei contenuti e dei processi comunicativi digitali.
  • Competenze necessarie: Secondo Pier Cesare Rivoltella del CREMIT, oltre alle competenze tecnologiche, è fondamentale sviluppare l’information literacy e la data literacy per navigare consapevolmente nell’era digitale. Vengono anche evidenziate l’importanza dell’IA literacy e delle competenze interculturali e transculturali per una società sempre più globalizzata.

Implicazioni per la Didattica

  • Ruolo evoluto dell’insegnante: In un’era dominata dall’intelligenza artificiale, il ruolo dell’insegnante si sposta da un tradizionale trasmettitore di conoscenze a un facilitatore di apprendimento critico e collaborativo, con funzioni di moderatore e coach.
  • Riflessioni pedagogiche: Chiara Panciroli sottolinea che l’intelligenza artificiale dovrebbe essere utilizzata per migliorare la personalizzazione dell’apprendimento, passando da un approccio basato sulle prove a uno che valorizza i processi e i feedback continui.
  • Resistenza e aggiornamento: Le scuole devono confrontarsi con la necessità di rinnovare sia gli spazi fisici sia le metodologie didattiche per adattarsi alle nuove esigenze educative. La sfida maggiore è integrare efficacemente la tecnologia nell’insegnamento per ridurre le disuguaglianze e promuovere una cittadinanza digitale inclusiva.

In sintesi, il paragrafo discute la transizione critica dall’alfabetizzazione tradizionale verso un concetto più ampio di competenze digitali, mettendo in luce l’importanza di aggiornare le prassi educative e il ruolo degli insegnanti in risposta alle esigenze della Quarta Rivoluzione Industriale.

Poveri di competenze digitali

Analisi della povertà di competenze digitali in Italia

Dinamiche delle competenze digitali: Le competenze digitali sono estremamente variabili e in continua evoluzione, adattandosi rapidamente alle innovazioni tecnologiche. Queste includono abilità tecniche come il coding e la programmazione, ma anche l’utilizzo quotidiano di dispositivi, app, e social media. Molti giovani acquisiscono queste abilità in modo informale, spesso autodidattico, attraverso l’interazione diretta con la tecnologia.

Ruolo dell’istruzione: La scuola è identificata come l’ente educativo primario per il trasferimento di competenze digitali essenziali, cruciali per una cittadinanza digitale attiva e consapevole. L’istruzione gioca un ruolo centrale nell’equipaggiare gli adolescenti con le conoscenze per utilizzare in modo sicuro ed efficace i linguaggi e gli strumenti digitali.

Influenza dell’istruzione e del lavoro: Tra gli adulti, il livello di competenze digitali è strettamente collegato al livello di istruzione e al coinvolgimento nel mercato del lavoro. In Europa, il Digital Competence Framework 2.0, è utilizzato per classificare queste competenze in cinque aree principali: “alfabetizzazione all’informazione e ai dati”, “comunicazione e collaborazione”, “creazione di contenuti digitali”, “sicurezza” e “risoluzione dei problemi”. Tuttavia, in Italia, solo il 45,7% della popolazione tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base, un dato che colloca l’Italia al 25° posto tra i paesi dell’UE, evidenziando un significativo ritardo.

Fattori influenzanti il ritardo digitale: Numerosi fattori contribuiscono al ritardo italiano nell’acquisizione di competenze digitali. Tra questi, bassi tassi di occupazione e di istruzione giocano un ruolo chiave, specialmente considerando l’alta percentuale di NEET e la bassa percentuale di giovani che completano l’istruzione terziaria. Inoltre, esiste una marcata disparità di genere nelle competenze digitali, che tende a favorire i maschi nella popolazione adulta, anche a causa delle differenti opportunità di partecipazione alla vita lavorativa.

Strategie nazionali per il miglioramento: In risposta a queste sfide, l’Italia ha adottato una Strategia nazionale per le competenze digitali, lanciando iniziative come il Piano Operativo della “Repubblica Digitale” e il “Servizio Civile Digitale”. Questi programmi mirano a migliorare l’alfabetizzazione digitale a livello nazionale, con l’obiettivo di equipaggiare il 70% della popolazione con competenze digitali di base entro il 2025, e di ridurre l’analfabetismo digitale, promuovendo un cambiamento culturale significativo attraverso il paese.

Questo segmento sottolinea l’importanza cruciale delle competenze digitali nella società contemporanea e identifica le misure che l’Italia sta adottando per colmare il divario digitale, sia tra i giovani che tra gli adulti, in un contesto educativo e professionale in rapido cambiamento.

Competenze digitali in Italia e in Europa

Il DigCom

Dettagli del Digital Competence Framework (DiGComp) e le sue evoluzioni

Panoramica del DiGComp: Il Digital Competence Framework 2.0, noto come DiGComp, è stato creato per offrire un framework condiviso e basato su evidenze scientifiche per identificare e definire le competenze digitali essenziali. Originariamente lanciato nel 2013, questo quadro è stato aggiornato nel 2017 e ha subito un’ulteriore revisione nel 2022 con il DiGComp 2.2.

Aggiornamenti nel DiGComp 2.2: L’ultima versione, il DiGComp 2.2, ha introdotto 250 nuovi esempi di conoscenze, competenze e abilità, ampliando il focus per includere competenze per gestire tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale, la realtà aumentata, la robotizzazione e l’Internet of Things (IoT). Inoltre, risponde alle esigenze emergenti del lavoro da remoto, riflettendo l’evoluzione del panorama lavorativo e tecnologico contemporaneo.

Valutazione e sviluppo delle competenze digitali: Il framework raccoglie risorse e strumenti che aiutano le istituzioni educative e formative a valutare le competenze digitali esistenti e a pianificare iniziative per il miglioramento delle stesse. Questo approccio mira a migliorare le competenze digitali in specifici gruppi di popolazione, facilitando l’adattamento ai rapidi cambiamenti tecnologici.

Interazione con altri framework internazionali: Il DiGComp agisce in sinergia con altri quadri di riferimento internazionali sviluppati da organizzazioni come l’ILO (International Labour Organization), l’UNICEF, l’UNESCO e la Banca Mondiale. Queste istituzioni partecipano alla validazione del DiGComp, assicurando che sia allineato con gli standard e le necessità globali in termini di competenze digitali.

Impatto del DiGComp: Con la sua approfondita struttura e la costante evoluzione per incorporare nuove tecnologie e modalità di lavoro, il DiGComp serve come uno strumento cruciale per indirizzare l’istruzione e la formazione verso le competenze digitali necessarie per navigare efficacemente nella società e nell’economia digitale globale. Questo framework non solo definisce le competenze ma fornisce anche una guida su come le persone possono svilupparle in modo consapevole, critico e sicuro.

(https://publications.jrc.ec.europa.eu/repository/handle/JRC128415)

Il Gap di genere

Analisi del gap di genere in Italia e le sue ripercussioni sulle competenze digitali

Classifica ONU e situazione generale: L’Italia occupa una delle ultime posizioni in Europa per quanto riguarda la parità di genere secondo l’indice delle Nazioni Unite. Questa classificazione sottolinea un ampio divario di genere, influenzato notevolmente da disparità regionali, educative e lavorative, che a loro volta impattano direttamente sulle competenze digitali.

Disparità occupazionale e impatto educativo: I tassi di occupazione femminile variano significativamente in Italia, con il minimo nel Mezzogiorno, dove solo circa il 21,4% delle madri con basso livello di istruzione è impiegato, rispetto a un massimo del 92,7% tra le donne laureate residenti da sole nel Nord Italia. Queste disparità sono evidenti già nei gruppi di età 30-34 anni, un’età in cui i percorsi di studi post-laurea sono generalmente completati.

Effetti sulla partecipazione lavorativa e competenze digitali:

  • Divari educativi e lavorativi: La bassa partecipazione lavorativa tra le donne con titoli di studio inferiori rispecchia barriere strutturali e culturali che limitano il loro accesso a lavori qualificati e a opportunità di formazione continua, inclusa la formazione in competenze digitali.
  • Impatto sulle competenze digitali: Le donne che sono meno presenti nel mercato del lavoro tendono a avere minori opportunità di sviluppare e aggiornare le competenze digitali, il che può influenzare negativamente la loro autonomia e opportunità economiche in un mercato sempre più digitalizzato.

Riflessioni finali: Questa situazione richiede interventi mirati per ridurre i gap di genere, sia a livello territoriale che educativo, con politiche che promuovano una maggiore inclusione delle donne nel mercato del lavoro e nell’accesso alla formazione digitale. È fondamentale che tali interventi siano supportati da un cambiamento culturale che valorizzi e riconosca il contributo delle donne in tutti i settori della società, per poter colmare efficacemente il divario di genere e migliorare la posizione dell’Italia nelle classifiche internazionali sulla parità di genere.

(UN Women e UNDP, “The paths to equal: Twin indices on women’s empowerment and gender equality, 2023”, www.unwomen.org/en/digitallibrary/ publications/2023/07/ the-paths-to-equal-twin-indices-onwomens- empowerment-and-genderequality).

Nella newsroom di connessioni digitali

Progetto Connessioni Digitali e la riduzione della povertà educativa digitale

Contesto e scopo del progetto: Il progetto Connessioni Digitali, avviato nel 2021 da Save the Children Italia in collaborazione con il CREMIT e altri partner, mira a contrastare la povertà educativa digitale tra i giovani, soprattutto quelli in contesti svantaggiati. L’obiettivo è sviluppare competenze digitali di base e fornire strumenti e conoscenze agli insegnanti per sostenere questo percorso educativo.

Strategia e implementazione: Il progetto si articola attraverso le scuole partecipanti, con un programma che si estende su due anni accademici durante le ore dedicate all’educazione civica. Gli insegnanti coinvolti ricevono formazione specifica e, dove possibile, le classi sono equipaggiate con una newsroom digitale per produrre contenuti multimediali. Questo approccio mira a educare gli studenti non solo al pensiero critico, ma anche alla produzione culturale responsabile.

Risultati e impatti iniziali: L’analisi iniziale ha mostrato che molti studenti partecipanti presentavano lacune nelle competenze digitali, nonostante l’accesso a dispositivi tecnologici. Il progetto ha quindi indirizzato queste carenze attraverso un’educazione mirata che integra teoria e pratica. Gli insegnanti hanno notato miglioramenti significativi nelle capacità degli studenti di navigare e interagire in modo sicuro e consapevole online.

Valutazione del progresso: Dopo due anni, i partecipanti hanno mostrato miglioramenti nelle varie dimensioni della povertà educativa digitale, specialmente nella capacità di costruire una identità online sicura e responsabile e nella comprensione dei rischi e delle opportunità del digitale. La partecipazione attiva e la produzione di contenuti digitali hanno contribuito significativamente a questi risultati.

Feedback e prospettive future: Insegnanti e studenti hanno espresso un forte interesse a continuare e approfondire le attività del progetto. I risultati incoraggianti suggeriscono che iniziative simili possono essere efficaci nell’equipaggiare i giovani con le competenze necessarie per navigare nella società digitale moderna, riducendo le disuguaglianze e promuovendo un uso più consapevole e creativo della tecnologia.

Considerazioni finali: Il successo del progetto Connessioni Digitali dimostra l’importanza di interventi educativi ben strutturati nel combattere la povertà educativa digitale. Tali iniziative sono vitali per garantire che tutti i giovani, indipendentemente dal loro background socioeconomico o culturale, possano beneficiare delle opportunità offerte dalla digitalizzazione e partecipare attivamente alla società digitale. Le esperienze e le competenze acquisite attraverso progetti come Connessioni Digitali sono essenziali per preparare i giovani a sfide future e a opportunità in un mondo sempre più connesso.

In principio fu il PNSD

Valutazioni e prospettive per il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD)

Bilancio delle attività e delle risorse: Il Piano Nazionale Scuola Digitale ha ricevuto un finanziamento complessivo di 386 milioni di euro tra il 2016 e il 2022, con la maggior parte delle risorse destinate all’acquisto di strumenti tecnologici, rispondendo alle esigenze immediate della didattica durante l’emergenza sanitaria. Tuttavia, solamente il 18% delle risorse è stato allocato per lo sviluppo delle competenze e la formazione, evidenziando un possibile squilibrio tra l’acquisto di hardware e l’investimento in capitale umano e didattico.

Analisi dei risultati e delle reazioni delle scuole: Nel settembre 2022, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha commissionato un’analisi per valutare l’efficacia delle azioni del PNSD e per raccogliere feedback da parte delle scuole. I risultati di questa indagine hanno mostrato una varietà di risposte, con alcuni dirigenti scolastici e docenti che hanno evidenziato la necessità di maggiore supporto nella formazione e nell’integrazione degli strumenti digitali nella pratica didattica quotidiana.

Feedback da parte degli studenti: Anche gli studenti sono stati coinvolti nel processo di valutazione, esprimendo il desiderio di approfondire le conoscenze riguardanti la sicurezza digitale e la programmazione. Ciò riflette un crescente interesse verso competenze pratiche e applicate, che possono essere direttamente utilizzate sia nel contesto scolastico che in quello professionale.

Temi emergenti e sfide future: La necessità di adeguare le infrastrutture scolastiche alle nuove tecnologie è stata sottolineata come una delle principali sfide per il successo del PNSD. Inoltre, è emerso un forte bisogno di regolamentazioni chiare per garantire che l’innovazione tecnologica nelle scuole non sia dominata da attori privati senza un adeguato controllo pubblico.

Innovazioni e infrastrutture: Progetti come quelli guidati dall’INAIL, che mirano alla creazione di scuole innovative, sono stati positivi nell’introdurre nuovi modelli di spazio scolastico che meglio si adattano ai bisogni educativi moderni. Tuttavia, molte strutture esistenti necessitano di ristrutturazioni o adattamenti per supportare efficacemente l’educazione digitale.

Conclusioni e raccomandazioni: Il rapporto suggerisce che, mentre il PNSD ha fatto progressi significativi in alcuni settori, vi è la necessità di un maggiore equilibrio tra l’acquisto di tecnologia e l’investimento in formazione e sviluppo delle competenze. Per il futuro, sarà cruciale che il Piano si orienti verso un approccio più olistico, che non solo fornisca gli strumenti necessari ma anche le competenze e le conoscenze per utilizzarli efficacemente. La progettazione degli spazi scolastici e l’integrazione della tecnologia dovrebbero andare di pari passo, con un’attenzione particolare alla creazione di ambienti che facilitino un apprendimento dinamico e interattivo.

Il PNSD sta affrontando queste sfide in un contesto di continua evoluzione tecnologica e didattica, cercando di adattarsi alle esigenze di studenti e insegnanti in un panorama educativo che cambia rapidamente.

La scuola 4.0 del PNRR

Impatti e sfide del Piano Scuola 4.0 del PNRR

Ambizione e obiettivi del Piano Scuola 4.0: Nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il Piano Scuola 4.0 rappresenta un investimento significativo mirato alla modernizzazione delle infrastrutture scolastiche italiane. Con un budget di oltre 2 miliardi di euro, il piano intende trasformare 100.000 aule in ambienti di apprendimento innovativi e creare laboratori avanzati per le professioni future, focalizzandosi sulle scuole secondarie.

Realizzazione e sfide attuali: Nonostante l’ambizione del piano, la sua implementazione sta incontrando diverse sfide. Una delle principali è la mancanza di informazioni trasparenti e dettagliate sui progressi e sui progetti approvati, lasciando molte scuole “al buio” riguardo alla situazione attuale e agli sviluppi futuri. Inoltre, la formazione del personale rimane un ostacolo significativo, con solo una piccola percentuale di scuole che si sentono pronte a gestire tali innovazioni.

Distribuzione delle risorse ed equità: Una questione critica riguarda il metodo di distribuzione delle risorse finanziarie. La scelta di evitare bandi selettivi ha l’intenzione di facilitare l’accesso ai fondi per tutte le scuole, ma questo approccio “a pioggia” potrebbe non indirizzare efficacemente i fondi verso le scuole che ne hanno più bisogno o che sono pronte a utilizzarli efficacemente. Ciò potrebbe aggravare le disuguaglianze esistenti tra scuole ben equipaggiate e quelle meno preparate o supportate.

Supporto delle amministrazioni locali e ostacoli: La collaborazione tra le scuole e le amministrazioni locali è fondamentale per il successo del piano, soprattutto quando si tratta di interventi infrastrutturali come l’edilizia scolastica o la gestione degli spazi. Tuttavia, in molti casi, le amministrazioni locali non forniscono il supporto necessario, complicando ulteriormente la realizzazione degli interventi e l’attuazione del piano nelle aree più fragili.

Prospettive future e necessità di adattamento: Per assicurare che il Piano Scuola 4.0 raggiunga i suoi obiettivi ambiziosi, sarà cruciale adattare le strategie di implementazione per affrontare questi ostacoli. Potrebbe essere necessario riconsiderare le modalità di distribuzione delle risorse e rafforzare il supporto alle scuole attraverso una maggiore trasparenza, formazione mirata e coordinamento con le autorità locali. Questi cambiamenti potrebbero aiutare a garantire che il piano non solo fornisca tecnologia avanzata, ma anche promuova un’educazione equa e inclusiva, riducendo le disparità e migliorando l’efficacia dell’insegnamento e dell’apprendimento nelle scuole italiane.

Cablaggi: la scuola (dis)connessa

Strategie e sfide nell’implementazione della connettività nelle scuole italiane

Obiettivo di universalità: La priorità del Piano Scuole Connesse è fornire a tutte le scuole italiane una connettività rapida e affidabile, essenziale per colmare il digital divide e supportare un’educazione inclusiva e moderna. L’importanza di una buona connessione Wi-Fi nelle scuole è cruciale non solo per l’uso didattico quotidiano, ma anche per garantire che gli studenti in aree svantaggiate possano avere le stesse opportunità di apprendimento digitale di quelli in aree più favorevoli.

Investimenti e realizzazioni: Dal 2021, il Piano ha investito significativamente per estendere la banda ultra-larga nelle scuole, mirando a connettere il 100% delle istituzioni entro fine 2023. Nonostante queste ambizioni, a metà del 2023 circa il 60% delle scuole erano state attivate, evidenziando un avanzamento sostanziale, ma anche la necessità di accelerare ulteriormente gli sforzi.

Disparità regionali: Le disparità nella connettività rimangono evidenti, con alcune regioni come la Puglia che mostrano alti livelli di copertura mentre altre, come la Sardegna e il Friuli-Venezia Giulia, presentano ritardi significativi. Queste differenze regionali riflettono non solo sfide geografiche e demografiche, ma anche variazioni nella capacità delle amministrazioni locali di supportare e implementare i progetti.

Ostacoli e sfide logistiche: Molte scuole affrontano difficoltà nella fase di progettazione e attuazione della connettività, complicate dalla burocrazia e dalla mancanza di coordinamento con gli enti locali. Questi problemi sono particolarmente acuti in aree con infrastrutture preesistenti limitate o inadeguate, dove gli interventi necessari sono più complessi e costosi.

Mappatura e analisi dei progressi: Le mappe delle scuole connesse offrono un quadro visivo dello stato della connettività, ma anche delle aree dove sono necessari ulteriori interventi. Questi dati sono fondamentali per identificare le priorità e allocare risorse in modo mirato, assicurando che nessuna scuola rimanga indietro nella transizione digitale.

Prospettive future: Per raggiungere l’obiettivo di una scuola pienamente digitale, è essenziale non solo continuare gli investimenti in infrastrutture digitali, ma anche migliorare la formazione del personale scolastico e la gestione dei progetti a livello locale. Inoltre, sarà importante mantenere un dialogo aperto tra le scuole, le autorità regionali e nazionali, e i fornitori di servizi per superare gli ostacoli e massimizzare l’efficacia degli interventi.

In conclusione, mentre il Piano Scuole Connesse fa significativi passi avanti, rimane chiaro che il cammino verso una completa digitalizzazione del sistema scolastico italiano richiederà un impegno continuo e coordinato per superare le sfide logistiche, tecniche e burocratiche e per garantire che ogni studente possa beneficiare di un ambiente di apprendimento moderno e connesso.

Come si forma l’insegnante smart

Verso una didattica Innovativa: la formazione dell’insegnante smart

Importanza dell’educazione digitale integrata: In un’epoca in cui i confini tra ambienti digitali e reali si sfumano sempre di più, la formazione degli insegnanti diventa cruciale. Non si tratta solo di insegnare loro a utilizzare nuovi strumenti, ma di integrare le tecnologie in un contesto pedagogico che ponga al centro lo studente, bilanciando opportunità e rischi.

Approccio pedagogico nell’utilizzo delle tecnologie: Secondo esperti come Elisabetta Nigris, la formazione degli insegnanti non dovrebbe limitarsi all’aspetto tecnico. È fondamentale sviluppare un approccio pedagogico che comprenda l’ascolto attivo degli studenti per poter comprendere a fondo le loro esigenze e stimolare un apprendimento significativo e coinvolgente.

La necessità di strategie partecipative: L’uso di tecnologie in classe non dovrebbe promuovere solamente l’apprendimento individualizzato, ma deve essere inserito in una strategia più ampia che incoraggi la partecipazione attiva degli studenti. Questo aiuta a combattere le disuguaglianze e a costruire un ambiente di apprendimento collaborativo e supportivo.

Sfide e opportunità nella formazione degli insegnanti:

  • Divario di competenze: Esiste un divario crescente tra insegnanti che sono a loro agio con la tecnologia e coloro che sono restii ad adottarla. Questo rende le campagne di formazione generica meno efficaci e suggerisce la necessità di personalizzare la formazione per incontrare le diverse esigenze del corpo docente.
  • Riformulazione della relazione pedagogica: Gli insegnanti sono chiamati a riformulare la loro relazione pedagogica con gli studenti, integrando metodi tradizionali con approcci innovativi che includano l’uso delle nuove tecnologie. Questo implica un cambiamento radicale nell’approccio all’insegnamento.
  • Visione per il futuro: I grandi pedagogisti del passato come Vygotskij hanno evidenziato l’importanza dell’interazione sociale nell’apprendimento, un principio che rimane valido anche nell’era digitale. Le tecnologie devono essere integrate in modo che arricchiscano queste interazioni piuttosto che isolarle.

Conclusione e riflessioni future:

  • Personalizzazione dell’insegnamento: Ogni insegnante deve trovare il proprio modo di integrare le tecnologie in base al proprio contesto e alla propria visione didattica. Ciò richiede una stretta collaborazione tra formatori e insegnanti per co-progettare un curriculum che sia efficace e rispettoso delle esigenze degli studenti.
  • Investimenti continui nella formazione: È essenziale che gli investimenti in tecnologia siano accompagnati da un impegno costante nella formazione degli insegnanti. Questo aiuterà a garantire che gli strumenti digitali vengano utilizzati in modo efficace per migliorare l’apprendimento degli studenti.
  • Collaborazione e supporto tra istituzioni: Le scuole devono lavorare in stretta collaborazione con le amministrazioni locali e altre istituzioni per garantire che le risorse vengano utilizzate in modo ottimale e che tutti gli studenti, indipendentemente dal loro background, possano beneficiare di un’educazione equa e inclusiva.

In conclusione, formare un “insegnante smart” è un processo complesso che richiede un impegno olistico e coordinato. Nello specifico, occorrono: aggiornamento professionale, sensibilità pedagogica e una profonda comprensione delle potenzialità delle tecnologie digitali all’interno del contesto educativo.

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Fonte
Atlante dell’infanzia (a rischio2023, SaveTheChildren.

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